Roberto Succo

 

Fandango: Distribuzione

Regista e sceneggiatore Cédric Kahn Delegati alla produzione MGilles Sandoz Patrick Sobelman Primo assistente alla regia Valérie Megard Musiche originali Alan John Direttore di casting Sarah Teper Direttore della fotografia Pascal Marti Ingegnere del suono Eric Devulder Mixer Jean-Pierre Laforce Segretario di produzione Elodie Van Beure Capo decoratore François Abelanet Costumi Nathalie Raoul Trucco Sylvia Carissoli Direttore Montaggio Yann Dedet Amministratore generale Bruno Ghariani Produttore associato Ruth Waldburger Musiche originali Julien Civange Fotografo di scena Jean-Claude Lother Pubblicità Agenzia Delus

Kurt – Stefano Cassetti Lea -Isild Le Besco Thomas – Patrick Dell’Isola Denis – Vincent Deneriaz Delaunay – Aymeric Chauffert L’istitutrice svizzera – Viviana Aliberti Celine – Estelle Perron Cathy – Leyla Sassi Patricia – Catherine Decastel Ragazza che intrattiene i clienti sull’Etna – Olivia Carbonini Il bambino – Basile Vuillemin La madre del bambino – Brigitte Raul Il tassista – Marius Bertram


Nel 1981, a Mestre, nella periferia di Venezia Roberto Succo aveva assassinato i suoi genitori. Prima sua madre, poi suo padre, un poliziotto, nella stessa notte. Aveva appena compiuto diciannove anni. Evaso da un ospedale psichiatrico giudiziario nel 1986, Succo era venuto a nascondersi in Francia. Durante i suoi misteriosi andirivieni tra la Costa Azzurra e la Savoia, aveva lasciato sulla sua scia una quantità inspiegabile di omicidi, stupri, aggressioni rapine e famiglie sconsolate di vittime. Solitario, confuso col paesaggio, invisibile, aveva esasperato gendarmi e giudici che non riuscivano a trovare una relazione tra tutti i suoi crimini e i suoi delitti. Finché, nel mese di gennaio del 1988, a Tolone, uccide a sangue freddo un ispettore di polizia. Durante una incursione violenta durata un mese, attraversando la Svizzera, viene promosso al rango di nemico pubblico numero uno: segnalato contemporaneamente in diversi luoghi, non si trovava in nessuno di questi, oppure seminava tutti i poliziotti alle sue calcagna. Finalmente viene catturato nel nord dell’Italia, vicino a casa sua. Quando ho cominciato la mia ricerca, a Tolone, Roberto Succo era appena stato arrestato. Una giovane che ne era stata innamorata, aveva dato un nome a questo sconosciuto con molteplici facce e false identità. Si scoprì in seguito che aveva ucciso i suoi genitori. Questo semplice fatto avrebbe dovuto essere sufficiente per dissuadermi dal proseguire nella mia indagine. E quando arrivò la notizia della sua tragica fine, nel maggio 1988, pur sapendo che tale è sovente il destino dei parricidi, non sono ancora riuscita ad accettare la mostruosa evidenza della follia. Non potevo capire come un ragazzo con una vita quasi tranquilla, potesse distruggere il destino di coloro che avevano la sfortuna di incrociare la sua strada, potesse urlare “Ti ammazzo!” al minimo segno di ostilità e passare immediatamente all’azione. Ci doveva essere una ragione per tutta questa violenza, tutti questi assassini senza movente, tutta questa sofferenza. Possiamo usare delle formule come “serial killer” oppure “mostro” per proteggerci dall’idea di profonda follia che risiedeva in Roberto Succo. Possiamo anche scegliere un’altra strada, più ambiziosa, per cercare di capire cosa c’è dietro questa tragedia. Evocando il caso di Pierre Riviere, presentato trent’anni fa da Michel Foucault, lo storico di medicina Jean-Pierre Peter (che aveva partecipato al dossier) scriveva: “Il miglior strumento per un’indagine come questa, siamo noi stessi, se accettiamo di tuffarci e di soffrire nelle tenebre”. La storia vera di Roberto Succo che nel 1981, dopo aver ammazzato il padre e la madre, cominciò una fuga che lo portò nel sud della Francia. Un serial killer che scappa lasciando una scia di sangue e disperazione sino a quando, braccato, viene rinchiuso in un carcere italiano dove, ad appena 26 anni, finirà i suoi giorni. Il regista mostra sapientemente il percorso mentale degli investigatori che preparano la caccia all’eroe negativo. Stanno ballando. Lei è Lea, una liceale. Lui, si chiama Kurt. Ha un accento buffo e svariate automobili. Si sono appena conosciuti sulla costa, alla fine delle vacanze. E quando Lea fa ritorno a casa sua in Savoia, Kurt la va a trovare regolarmente… Lungo l’itinerario dalla Costa Azzurra alla Savoia avvengono in serie, aggressioni, rapimenti di donne, omicidi incomprensibili. I gendarmi indagano e associano metodicamente i fatti mettendosi così sulle tracce di un pericoloso criminale italiano in fuga…