Dust

 

Fandango: Produzione

regiaMILCHO MANCHEVSKI  una produzioneHistory Dreams/enaFilm/Fandangoin collaborazione conMedusa Filmin associazione conSouth Fork Picturescon il sostegno delFilm Council e Filmstiftung Nordrhein–Westfalen e Ministerstvo za kultura na Republika Makedonijacon la partecipazione diBSkyB e British Screenuna coproduzioneGran Bretagna, Germania,Italia e Macedonia Film d’Apertura della 58ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia2001 colore – 35mm – 1:85 Dolby SRD DIGITAL Durata: 127 minuti

Elijah – Joseph Fiennes Luke – David Wenham Edge – Adrian Lester Lilith – Anne Brochet Angela – Rosemary Murphy Neda – Nikolina Kujaca   CAST TECNICO Scritto e diretto da Milcho Manchevski Prodotto da Chris Auty – Vesna Jovanoska – Domenico Procacci Direttore della fotografia Barry Ackroyd BSC Montaggio Nic Gaster GBFE Scenografie David Munns Musiche composte da Kiril Dzajkovski Montaggio sonoro Peter Baldock Suono Roby Guver Organizzazione Kevan Van Thompson Organizzatore New York Richard Dooley Organizzatore Macedonia Branislav Srdic Organizzatore Germania Frank Dragun Regista 2° unità Dario Cioni Produttori associati Lars Bloch – Gjorgji Simeonov Supervisore di post produzione Richard Lloyd 


All’inizio del secolo scorso, nel Selvaggio West americano, due fratelli s’innamorano perdutamente della stessa donna. Lilith (Anne Brochet) sceglie il fratello minore, Elijah (Joseph Fiennes). Luke, (David Wenham) amareggiato si trasferisce in Europa. I suoi demoni lo portano in Macedonia dove si trasforma in uno spietato mercenario tra le numerose e cruenti bande locali. La rivoluzione alla quale partecipa assume però un volto umano quando Neda, (Nikolina Kujaca) una giovane donna incinta, lo salva da una morte sicura. 100 anni dopo, a New York, un ladro disperato, Edge (Adrian Lester) tenta di portare via tutti gli averi ad un’anziana donna, Angela (Rosemary Murphy). Lei però gli permetterà di impossessarsi delle sue antiche monete d’oro solo se sarà disposto ad ascoltare la lunga storia di due fratelli innamoratisi perdutamente della stessa donna, tanto tempo prima nel selvaggio West.   INTRODUZIONE Il motto del film è: “dove va la tua voce quando non ci sei più?” Che cosa ci lasciamo indietro? Sono forse le storie delle nostre vite? Sono i ricordi che lasciamo negli altri? Sono i bambini che mettiamo al mondo? O si tratta di tracce materiali come i film e le fotografie? Sono solo le ceneri nell’urna? E’ solo polvere? La prima idea mi è venuta quando ho realizzato che ci sono elementi nell’iconografia della rivoluzione macedone dell’inizio del secolo che sono visivamente molto simili a ciò che è il Selvaggio West o piuttosto la Rivoluzione Messicana; uomini con lunghe barbe e briganti su bianchi cavalli, ragazzi con ideali e fucili. Pancho Villa, per esempio, assomigliava molto ai rivoluzionari macedoni più o meno dello stesso periodo. Come se tutti loro comprassero nello stesso negozio. Noi siamo così presi dalle storie: le ascoltiamo, le raccontiamo, le creiamo, le viviamo. È come se le storie fossero parte del DNA umano. È possibile che noi abbiamo bisogno di loro come un modello di riferimento. Mi interessa il racconto frammentario, un ciak per raccontare la storia e un altro per rappresentare il tempo. Come un racconto cubista. La storia dipende sempre da chi la racconta o da chi la registra. I vincitori scrivono la storia. “Dust” cerca di mostrare che colui che racconta la storia, la racconta nel modo in cui preferisce e ciascuno pretende che la sua sia la verità assoluta. Io sono cresciuto con gli “spaghetti western” così che probabilmente sono presenti nel film anche se non ne ho avuto l’intenzione. Ma questo film è un omaggio a un sacco di cose. E’ più che un omaggio a Milos Forman, a Martin Scorsese o al “Guerriero Solitario” che ha John Wayne o ha Clint Eastwood … Si tratta di uomini con le pistole e con i cappelli Stetson ma anche di soldati ottomani, di rivoluzionari macedoni, di bande paramilitari greche e albanesi, di una contadinella incinta, di un’esperienza con fantasmi, di New York negli anni 1945 e 2000, di Oklahoma nel 1900 e di Parigi nel 1902. Io suppongo che lo potete chiamare un “Western Ottomano” o piuttosto un “Eastern” lo definisce meglio.